Taghia - arrampicata in Marocco

Taghia - arrampicata in Marocco

6 giorni di arrampicata a Taghia, Marocco. Un posto dove la vita è ancora semplice, le persone accoglienti e con un sacco di belle vie da scalare!

Informazioni aggiuntive

Sempre in cerca di posti nuovi da scoprire, andiamo a dare un'occhiata alle pareti marocchine nei dintorni di Taghia, un paese a 1900 m di quota nascosto tra le montagne berbere.

Volo per Marrakech, dove ci aspetta un minivan che ci condurrà verso il paese di Zaouiat Ahansal, circa 5 ore per fare 250 km. Per arrivare in questo paese la strada si inerpica senza accorgersene tra le montagne, guadagnando quota su dolci pendii e svalicando passi a oltre 2000 m. A Zaouiat cambiamo "mezzo di trasporto", il vero 4x4 berbero, ovvero un mulo su cui trasferire i nostri zaini e procedere quindi a piedi fino a Taghia. Mohamed (uno dei tanti, si chiamano tutti così) ci aiuta per questo tratto di strada, molto simpatico e con il quale parliamo per tutto il tragitto, così in circa 1h 20' che corrono via veloci siamo davanti alla gìte dove trascorreremo la settimana. Mina e Mohamed (un altro Mohamed) ci accolgono con la tipica merenda berbera, che presto impareremo ad apprezzare dopo ogni scalata: tè alla menta, pane, olio e miele. La serata scorre tranquilla, cena a base di verdure, pollo e cous cous in compagnia di altri 2 ragazzi francesi, fuori piove e sfogliamo sulla guida le varie possibilità per l'indomani.

Giorno 1: il meteo è nuvoloso e anche se siamo a metà maggio fuori ci sono 6 gradi! Percepiti anche meno, vista qualche raffica di vento. Decidiamo di salire una via alla Paroi des sources, la più comoda e a soli 15 minuti a piedi dall'alloggio. Optiamo per la via Belle et Berbere, 6a-6b sulla carta, ma che si rivelerà gradata molto stretta. Sarà la prima via qui, sarà che scaliamo con maglione guscio e dita gelate, ma ci richiede un buon impegno per passare in libera in alcuni tratti. Dopo circa 4 ore siamo in cima alla prima parete del nostro viaggio, rientriamo poi a piedi passando per cenge e sentieri ripidi che ci fanno capire lo stile selvaggio delle discese qui.

Rientriamo a metà pomeriggio e iniziamo una splendida routine: merenda, cena, dormita, colazione, scalata.

Giorno 2: la temperatura oggi è un po' più gradevole e il cielo sereno, saliamo in direzione del Taoujdad, una delle belle cime che si vedono dal paese. L'avvicinamento inizia come il giorno precedente, passando dalle sorgenti d'acqua, per poi prendere un canalone sulla destra che si sale per circa 1 h. La via di oggi si chiama Au nom de la deforme, 6a obbligato (6c massimo) che corre su un bellissimo pilastro rosso fino in cima. Tra le vie fatte, questa sicuramente è una delle più belle in termini di qualità della roccia, davvero abrasiva e fenomenale! Purtroppo la via non è lunghissima ma ne vale sicuramente la pena, anche perchè permette di arrivare in cima al Taoujdad e ammirare il selvaggio e desertico panorama che ti circonda.

In cima ci concediamo un po' di tempo al sole a rilassarci e goderci questo posto meraviglioso, dando un'occhiata alle discesa a piedi della cima di fronte, l'Oujdad. L'indomani saliremo una via sulla sua parete sud e scattiamo qualche foto della via di discesa, non proprio un "sentiero Cai" per usare un'eufemismo.

Giorno 3: il clima oggi sembra perfetto e decidiamo di puntare al nostro obiettivo principale del viaggio, la via Baraka all'Oujdad, circa 700 m di sviluppo. Partiamo alle 6 di mattina e ancora nella penombra saliamo per il bel sentiero che risale in direzione delle pareti. Dei passaggi berberi sospesi nel vuoto ci portano all'attacco della via, dove incontriamo due triestini (Marco e Stefano) alle prese con il primo tiro, affatto facile. Con loro trascorriamo tutta la via e anche la discesa, è stato figo incontrarvi!

Sulla carta la via ha un obbligato di 6b (1 tiro di 7b in libera) ma tutti noi abbiamo percepito almeno 1 grado in più! Detto questo la via è molto bella, 6 tiri molto lunghi e verticali su roccia a gocce in stile Sardegna o Verdon, a cui seguono poi altri 10 tiri in stile più classico, dove serve integrare con protezioni veloci in diedri e fessure. Ne è uscita una giornata da 13 ore casa-casa su una parete davvero molto bella! Ora servirebbe una bella birra fresca ma ahimè, come potrete immaginare, in Marocco e tantomeno in questo piccolo paese è difficile trovare dell'alcol. Ci consoliamo con litri di tè dopocena.

Giorno 4: giorno di "riposo", sveglia con calma al mattino e verso mezzogiorno ci incamminiamo verso la Paroi de la cascade, ben visibile sopra al paese. Le giornate si stanno facendo via via più calde e questa parete va in ombra nel pomeriggio, perfetta per oggi. L'avvicinamento è abbastanza ripido e a tratti selvaggio, come sempre, ma ci regala poi una parete dalla roccia ancora perfetta. Saliamo la via Haber oder Sein, una delle più ripetute sulla parete, che sale su roccia davvero abrasiva per la pelle. Leggeri, senza zaino, saliamo velocemente anche questa via in completa solitudine, raggiungendo un altro maestoso pianoro in cima alla parete. Da qui torniamo a piedi al paese attraverso il sentiero "Tire bouchon", che quando percorrerete scoprirete il perchè del nome.

Giorno 5: giornata ventosa ma calda, tra le pareti che ci mancano decidiamo di dare un'occhiata al Timrazine, nella gola che fronteggia la bellissima parete nord del Taoujdad (da fare sicuramente in futuro). Saliamo la via L'allumeur du Reve berbere, accanto alla famosa Canyon apache. Soli anche oggi, ci godiamo quella che poi sarà l'ultima via del viaggio, con alcuni tiri che si riveleranno molto belli e meritevoli.

Purtroppo le scalate finiscono qui ma non si tratterà certamente di un addio, anzi! Di pareti ce ne sono parecchie, anche da scoprire e chiodare, la gente è fantastica e il clima di relax e vita semplice che si respira qui non è facile trovarlo altrove. Arrivederci Taghia, alla prossima!